Onorevoli Colleghi! - Siamo ormai nel terzo millennio. Tutti i modi di comunicare devono confrontarsi con le nuove realtà tecnologiche: cinema e televisione sono tra questi.
      Si stanno portando a compimento quelle grandi trasformazioni cominciate agli inizi del ventesimo secolo con le grandi scoperte nel campo delle comunicazioni.
      Il rapido perfezionarsi e moltiplicarsi dei canali d'informazione e comunicazione grazie all'uso delle tecnologie digitali, del cavo, del viaggio sui bit e dei satelliti, ha allargato a dismisura gli orizzonti conoscitivi dell'uomo, che oggi più che mai, e sempre più, è cittadino del mondo al di là dei confini etnici, regionali e culturali.
      In ambito europeo si procede inoltre a grandi passi verso la realizzazione di un'unione che consenta e favorisca al proprio interno la libera circolazione delle idee, delle persone e della «cultura».
      In quest'ottica hanno avuto grande sviluppo quei settori che parlano un linguaggio universale e la cui comprensione e funzione godono di grande immediatezza: si sta parlando ovviamente di quella «grande macchina» creatrice d'immagini, storie, emozioni che è il cinema e che nella seconda metà del secolo è diventata anche la televisione (fiction).
      Riguardo allo specifico cinematografico e televisivo nel processo di trasformazione che rende l'opera originale fruibile da un pubblico di cultura e lingua diverse, figura fondamentale è quella dell'attore doppiatore.
      Alla stregua di un concertista che esegue e interpreta una partitura già scritta, l'attore doppiatore, nella sua lingua e con le sue capacità professionali, interpreta emozioni già espresse, parole già dette, storie già raccontate da un collega di madrelingua diversa, aderendo con la sua voce al personaggio cui quell'attore ha

 

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dato vita, nel pieno rispetto degli intenti artistici dell'opera originale.
      L'entrata nel Terzo millennio, oltre a rappresentare una data di grande importanza nella storia dell'uomo, costituisce un significativo traguardo nell'ambito della realizzazione dell'Unione europea verso la formazione di una società multirazziale, multiculturale e multimediale ove si contempla la libera circolazione di idee e di persone.
      Forte è quindi la spinta verso normative comuni che favoriscano e controllino lo sviluppo di attività umane e imprenditoriali, gli scambi culturali, la cooperazione e la formazione.
      Si vuole sottoporre all'attenzione del Paese e dei suoi organi preposti una serie di considerazioni riguardanti la formazione, la valorizzazione, la promozione e la tutela del lavoro dell'attore doppiatore in Italia e all'estero.
      È noto che gli attori doppiatori italiani sono universalmente considerati i migliori del mondo, ma non tutti sono a conoscenza che il settore del doppiaggio ha subìto in questi ultimi anni una forte contrazione in termini occupazionali, dopo aver in precedenza conosciuto una repentina espansione in seguito alla nascita di numerosi poli televisivi.
      Ma proprio questo fenomeno ha fatto sì che le regole tradizionali che lo governavano risultassero insufficienti e obsolete, soprattutto in considerazione della diversificazione e della moltiplicazione incontrollata (e incontrollabile) dei canali di consumo del prodotto doppiato negli ultimi vent'anni.
      Tutto questo non poteva che portare a una deregulation del mercato con un conseguente strappo del rapporto costo-prodotto e un evidente impoverimento della qualità del prodotto stesso.
      In quest'ottica la salvaguardia del prodotto linguistico, inteso come l'aspetto e la promozione della lingua e del linguaggio italiani, va riconquistata e difesa per la tutela dell'utente.
      La citata contrazione del mercato ha altresì provocato lo smembramento dell'intero settore che, in assenza di normative adeguate, ha visto scadere il profilo economico e le condizioni dell'ambiente di lavoro.
      Ad attenta analisi va inoltre sottoposto il fenomeno della nascita di numerosi centri privati, pseudo scuole di doppiaggio che, approfittando della deregulation in atto, speculano sulla necessità e la passione dei giovani. Queste pseudo scuole provvedono a una «formazione molto scadente di attori doppiatori», non professionalmente valida, incontrollata e che spesse volte termina, con la scusa del tirocinio gratuito, in uno sfruttamento illegale del lavoro.
      Per tutto questo sembra opportuno e necessario proporre l'istituzione di una Accademia del doppiaggio, cui demandare la formazione professionale e l'addestramento pratico degli attori doppiatori e la valorizzazione della cultura del doppiaggio nei suoi molteplici aspetti.
      L'Accademia deve rappresentare una struttura agile, non burocratizzata, che sia capace di creare una cultura del doppiaggio che, attraverso il primario ausilio di coloro che per «chiara fama» sono ritenuti i più validi doppiatori italiani e di quanti abbiano doti scientifiche e bagaglio di esperienza, dovrà saper promuovere un processo organico di miglioramento dell'attuale livello del doppiaggio italiano e avviare alla carriera artistica quanti vi siano naturalmente predisposti.
      L'Accademia dovrà essere anche il naturale completamento di quelle altre strutture preposte alla valorizzazione della cultura e dell'economia cinematografica e televisiva nel solco della tradizione italiana universalmente apprezzata.
      In sintesi, se questo Parlamento condividerà in tempi brevi la proposta di legge, oltre che rispondere alle aspettative di quanti operano e di quanti vorrebbero operare in questo settore, si porranno le basi perché, attraverso di essa, si incida positivamente sul costume, sulla difesa della nostra lingua, sulla cultura, sull'economia e sull'occupazione, legate al divenire della comunicazione e delle tecnologie innovative che riguardano l'arte del doppiaggio.
 

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